Riflessione sui giovani 1° movimento

Consiglio Pastorale Parrocchiale – 21 novembre 2022

 

Riflessione sui giovani, ricavata dalla lettura del libro di Paola Bignardi METAMORFOSI DEL CREDERE.

Stefano P.

  • Stiamo interessandoci dei giovani perché vogliamo “tirarli in chiesa” o perché vogliamo loro bene?

Siamo disposti ad accoglierli così come sono, ascoltarli, esprimere fiducia nelle loro potenzialità, esprimere tenerezza nei loro confronti ………creare le condizioni perché possano esprimere le loro domande interiori?

  • Noi non educhiamo i giovani, ma ci educhiamo “con” i giovani. Dobbiamo resistere alla tentazione di voler loro “insegnare”. Dovremmo piuttosto renderci disponibili non solo ad accompagnarli, ma anche a farci accompagnare nella continua ricerca del senso del vivere.
  • Le inquietudini dei giovani ci sono di aiuto, ci riportano a riproporre in noi i grandi interrogativi della vita. I giovani, magari in modo confuso o intuitivo, sono alla ricerca di risposte, mentre noi abbiamo forse smesso di cercarle (e così facendo rischiamo di smarrire la nostra umanità)

 

Ma per accompagnarsi occorre incontrarsi, mettersi in relazione, scambiarsi le proprie riflessioni, aperti a scoprire nell’altro qualcosa di inedito che arricchisce vicendevolmente, di trovare nell’altro un messaggio importante per sé.

 

Da questo punto di vista i giovani sono un dono, una risorsa per gli adulti, un segno (sacramento) che chiede agli adulti di ritornare a pensare, ad approfondire, a verificare la propria interiorità, e per gli adulti cristiani il senso del loro credere. Occorre quindi far nascere un’alleanza educativa dove giovani e adulti si educano a vicenda a comprendere la loro umanità e a ritrovare fiducia nella vita.

 

Se ascoltiamo i giovani potremo scoprire che, contrariamente alle apparenze, essi hanno desiderio di spiritualità, o almeno un desiderio inconscio di essa. Hanno bisogno di credere, nel senso di riporre fiducia in qualcosa che vada oltre il visibile, sono alla ricerca del trascendente in cui trovare punti fermi, risposte che sono loro poste dalle difficoltà e talvolta dalla solitudine. Sono alla ricerca di spiritualità, e quindi di Dio, ma non di quello degli adulti se troppo legato all’istituzione religiosa, ma un Dio personale che trovano nel valore dell’umano.

 

Non abbiamo bisogno di più “religione”, ma di più umanità e più etica umana, che per molti costituirà anche apertura verso la spiritualità cristiana. Quindi, almeno in un primo tempo, sarebbe preferibile di non parlare loro direttamente di Dio, ma del mistero del mondo interiore, cercando di dare voce a quanto esce dal cuore.

 

Daniele T

Mi ha colpito come i giovani si descrivono: delusione, solitudine, tristezza …Perché i giovani provano tutto ciò?

La Pandemia e la guerra alle porte ha fatto precipitare un castello di carta.

  1. Antonio: Però il libro parla anche di impegno dei giovani.

Marco C.: abbiamo molti volontari giovani ma sono chiusi nel loro piccolo ambiente, non si spingono oltre, rimangono nel loro guscio.

Stefano: il giovane si impegna in qualcosa di cui vede il risultato.

Lucia: i giovani credono in Dio, hanno una spiritualità profonda, ma non credono molto nel rito. Siamo testimoni della nostra fede? Siamo stati segno?

Alessandro Z.: Perché ci facciamo tanti problemi? Io non vedo in giro tanti giovani tristi. Ci avviciniamo a Dio quando abbiamo problemi, ma solo se i nostri genitori ci hanno lasciato un’impronta. Il mondo si è sempre diviso tra chi crede e non crede, perché ora ci facciamo tanti problemi? Se alla base di un bambino, di un giovane c’è una famiglia, non avrà molti problemi. In cantiere, lavoro con persone di diverse provenienze e penso sia bello avere un progetto in comune pur provenendo da luoghi e popoli diversi.

  1. Antonio: Tu puoi dire queste cose perché hai un certo retroterra. Ma nel mondo, purtroppo, non sono in molti a pensarla così.

Il libro è stato scritto apposta per far conoscere la realtà dei giovani, non per descrivere il mondo come realtà negativa.

I giovani credono nell’impegno, ma dove vedono che si cambia qualcosa, che c’è un processo di cambiamento.

Simone B.: dopo aver letto il libro penso che si debba lasciarsi stupire.

Spesso c’è l’ascolto dei giovani, ma dall’alto in basso, come fossero dei cuccioli feriti.

  1. Antonio: sul discorso dell’ascolto, ad esempio, nel Sinodo dei giovani si ascoltano i giovani, ma le cose si sanno già. L’ascolto si deve trasformare in un confronto. (ad esempio, la questione della donna nella chiesa…arriviamo a parlarne o meno?)

Oggi i giovani non trovano facilmente lavoro, non vedono prospettive, ai nostri tempi si poteva scegliere, c’erano prospettive.

Simone B.: è la stessa società, ad esempio, che ci dice che una scuola professionale è una scuola per chi non ci arriva, anziché una scuola che offre opportunità di entrare con una certa preparazione nel mondo del lavoro.

Dal libro si percepisce la preoccupazione per il futuro. La pandemia e la guerra non sono stati il problema principale, ma è la MANCANZA DI PROSPETTIVA il problema.

  1. Giorgio: il mondo degli adulti ha in mano le redini per la generazione dei giovani e molte cose devono essere fatte come le vogliono gli adulti… Tra le generazioni sono saltati i legami di congiuntura, l’alleanza tra le generazioni, perché il mondo adulto vede solo sé stesso. Dobbiamo ridimensionare ciò e creare ponti e legami che leghino le generazioni. Gli adulti devono pensare allo sviluppo della persona, del lavoratore, non sono ai profitti. Si sta sfruttando l’altro, anziché pensare anche al suo benessere.

Stefano: un esempio di come il mondo adulto sia cinico ed egoista è il tema delle pensioni. Il mondo adulto ha la pensione assicurata, ma non pensa al futuro dei giovani a creare loro un futuro, una prospettiva.

  1. Antonio: lo scorso anno il gruppo di 5^ superiore ha parlato del tema della scelta: in quinta non c’è nessuno che parli ai giovani di cosa significhi fare una scelta, ma si offrono loro solo informazioni che potrebbero recuperare facilmente da Internet.

Anche il credere è diventato una scelta, è una bella possibilità. Ma, se i giovani sono impegnati nella questione delle scelte in maniera confusa, tanto più lo saranno sulla questione del CREDERE.